Scoprirsi affetti da una grave patologia è un evento amaro, ma non saperlo, e accorgersene quando è ormai troppo tardi, rappresenta un dolore ancora maggiore, che si estende ai familiari superstiti della vittima.
Anche in oncologia purtroppo i casi di malasanità si rivelano frequenti: il medico talvolta non si accorge della presenza di un cancro o non lo riconosce, nonostante il paziente si sia sottoposto a visite ed analisi e l’omessa o tardiva diagnosi può provocare la morte del paziente. Ma in caso di decesso per cancro non diagnosticato, quali sono i danni risarcibili?
Il risarcimento dei danni dovuti alla responsabilità dei sanitari che hanno omesso la diagnosi corretta in tempo utile a salvare la vita del malato, comprende diverse voci, dalla perdita di chance alla lesione della libertà di autodeterminazione del malato nella fase terminale della vita. Non viene dunque in rilievo solo il classico aspetto della compromissione della salute e della vita del paziente, e dunque il danno biologico.
Il medico deve sempre svolgere la sua attività professionale con diligenza qualificata, come sancisce l’articolo 1176 del Codice Civile. Egli deve, quindi, saper compiere l’esatta e tempestiva diagnosi di una patologia tumorale insorta nel paziente, sottoponendolo in caso di incertezza alle opportune visite specialistiche e agli approfondimenti necessari.
Il danno da errata o tardiva diagnosi comprende un aspetto patrimoniale, relativo all’aspetto meramente economico, ed uno non patrimoniale, da quantificare in termini di sofferenza psicologica arrecata al paziente anche in termini di danno da agonia e da riconoscere ai suoi familiari superstiti, i quali possono richiedere anche a proprio titolo il risarcimento del danno parentale.
Il danno biologico e le altre componenti patrimoniali sono ancorati a criteri pressoché certi nella determinazione dell’ammontare, con liquidazione tabellare in base all’invalidità o all’evento morte, cui si aggiungono le spese vive sostenute. I danni non patrimoniali richiedono invece un approfondimento perché riguardano la sofferenza interiore e sono collegati alle scelte riguardanti il periodo terminale della vita del paziente ormai incurabile: il malato avrebbe potuto ricorrere a terapie alternative, anche palliative e curative del dolore, e in ogni caso avrebbe potuto compiere una cosciente e consapevole accettazione della sofferenza e del dolore fisico in attesa della fine.
Se desideri sottoporre alla nostra attenzione un caso di malasanità, non esitare a contattarci: il nostro team di esperti altamente qualificati è a disposizione per assisterti.
Chiama ora il Numero Verde 800 869 563
Il risarcimento dei danni dovuti alla responsabilità dei sanitari che hanno omesso la diagnosi corretta in tempo utile a salvare la vita del malato, comprende diverse voci, dalla perdita di chance alla lesione della libertà di autodeterminazione del malato nella fase terminale della vita. Non viene dunque in rilievo solo il classico aspetto della compromissione della salute e della vita del paziente, e dunque il danno biologico.
Il medico deve sempre svolgere la sua attività professionale con diligenza qualificata, come sancisce l’articolo 1176 del Codice Civile. Egli deve, quindi, saper compiere l’esatta e tempestiva diagnosi di una patologia tumorale insorta nel paziente, sottoponendolo in caso di incertezza alle opportune visite specialistiche e agli approfondimenti necessari.
Il danno da errata o tardiva diagnosi comprende un aspetto patrimoniale, relativo all’aspetto meramente economico, ed uno non patrimoniale, da quantificare in termini di sofferenza psicologica arrecata al paziente anche in termini di danno da agonia e da riconoscere ai suoi familiari superstiti, i quali possono richiedere anche a proprio titolo il risarcimento del danno parentale.
Il danno biologico e le altre componenti patrimoniali sono ancorati a criteri pressoché certi nella determinazione dell’ammontare, con liquidazione tabellare in base all’invalidità o all’evento morte, cui si aggiungono le spese vive sostenute. I danni non patrimoniali richiedono invece un approfondimento perché riguardano la sofferenza interiore e sono collegati alle scelte riguardanti il periodo terminale della vita del paziente ormai incurabile: il malato avrebbe potuto ricorrere a terapie alternative, anche palliative e curative del dolore, e in ogni caso avrebbe potuto compiere una cosciente e consapevole accettazione della sofferenza e del dolore fisico in attesa della fine.
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